Possiamo veramente considerare la Svezia tra gli stati più progrediti al mondo?
- Scio me Nescire
- 28 apr 2020
- Tempo di lettura: 2 min

Quando si parla di Svezia non possiamo far altro che pensare ad un luogo ricco di foreste e natura incontaminata, un paese con un'economia che permette alla popolazione di godere di uno fra i più elevati tenori di vita. Lo stato Scandinavo è infatti il dodicesimo paese più ricco al mondo con 54.356 € di PIL pro capite (dati provenienti dal Fondo Monetario Internazionale 2018-2019). Ma non sempre la ricchezza di un paese è proporzionale alla giustizia con la quale è governato: infatti negli ultimi anni la disparità sociale in Svezia è aumentata di molto distruggendo il “mito” dello stato dell’uguaglianza sociale. Il prossimo futuro potrebbe non essere dei migliori: nelle ultime settime il governo socialdemocratico di Stefan Lofven è stato attaccato da un gruppo di 22 virologi, tramite una lettera pubblicata dal quotidiano Dagens Nyheter, per la cattiva gestione del Coronavirus. La Svezia è l’unico stato Europeo a non essere in Lockdown e sembra che il governo non voglia omologarsi alle scelte degli altri paesi. La virologa Lena Einhorn ha affermato che “L’Autorità per la salute pubblica ha fallito” perché sono ancora troppi i luoghi accessibili al pubblico (bar, parchi, ristoranti e scuole primarie) e i morti sono più di 2300, circa 10 volte più degli altri paesi nordici. I dati più preoccupanti però arrivano dagli Eurostat, la Svezia è lo stato con meno posti in terapia intensiva d’Europa (circa 2 ogni 1000 abitanti) e si rischia un totale blocco del sistema sanitario. Da un documento riservato del Karolinska Institutet di Stoccolma, il centro universitario che sta elaborando la strategia sanitaria anti-Covid del governo, è emerso che le persone di 80 anni e quelle di 70-60 con almeno un problema ad un organo, verranno escluse dalla terapia intensiva se il sistema sanitario dovesse andare in tilt. Questa scelta sembra adottare la “Legge del più forte” per salvare l’economia del paese sulle spalle dei più deboli, gli stessi che lo stato dovrebbe tutelare per primi. Una scelta che, in un futuro probabilmente drammatico, costerà più di qualche centinaio di morti.
Di Edoardo Rubino

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