01/05/1889-01/05/2020
Immaginiamo per un attimo di trovarci nella Chicago del 1866: papà, mamma, noi e tutti i nostri fratelli dobbiamo necessariamente lavorare per portare il pane a casa. La nostra giornata inizia presto, in estate si comincia a lavorare alle 3 del mattino, in inverno alle 5. Arriviamo in fabbrica, per fortuna abitiamo vicino, e la nostra giornata ha inizio. Le ore sono scandite dal lento diminuire del cotone da filare. Dopo un po' le mani fanno male, la stanchezza comincia a farsi sentire, ma non c’è tempo per fermarsi e riposare. Alle 12 abbiamo una breve pausa, ognuno di noi mangia quel che può permettersi. Abbiamo a stento il tempo di mangiare un boccone e 13 si ricomincia a lavorare; altre 7 ore, poi si torna casa. Si capisce che la giornata volge al termine perché dalle finestre una debole luce arancione irradia l’interno della fabbrica. A fine giornata veniamo pagati. La paga è veramente misera, ma sufficiente per poterci procurare da mangiare. Torniamo a casa, l’unico momento in cui con tutta la famiglia possiamo riunirci dopo un’intera giornata è la cena, una cena perlopiù costituita da polenta o riso, la carne è troppo cara per le nostre tasche. Si scambiano due chiacchiere, si ride, ma non troppo.
Bisogna andare a letto, l’indomani la sveglia è veramente presto. L’unico giorno in cui si può riposare un po' di più è la domenica, e ne approfittiamo per andare con nostro padre ad una riunione dei Knights of Labor. Dicono che presto, grazie alle numerose manifestazioni che stiamo facendo, il governo approverà una legge che ridurrà a 8 il monte ore lavorativo.
Passano mesi, le manifestazioni operaie in piazza diventano sempre più frequenti e spesso vengono represse sanguinosamente dalla polizia; ma arriva finalmente una risposta dal governo: dal primo maggio dell’anno dopo lavoreremo al massimo per otto ore al giorno. Fu una grande vittoria, e la voce cominciò a dilagarsi in tutti gli Stati Uniti. Nel 1886 ci sarà addirittura una presa di posizione dei Knights che stabiliranno quello stesso giorno come il termine ultimo per l’intera America, per estendere la legge da noi entrata in vigore 19 anni prima, con uno sciopero ad oltranza. Questo giorno non potrà mai essere cancellato dalla storia degli USA: a New York, così come a Chicago, le tensioni tra operai e polizia sfoceranno in vere e proprie guerre civili. Esploderanno tre bombe, non sapremo mai quanti morti esse abbiano provocato. Tutto quel sangue versato portò un cambiamento: a tutti i lavoratori fu imposto un tetto limite di ore lavorative pari a 8, proprio come il nostro.
Nel 1887 il nostro presidente, Grover Cleveland, ritenne che il primo maggio fosse una data che nessuno avrebbe mai dovuto dimenticare e che dovesse servire da insegnamento per il mondo intero. La notizia dei massacri di Chicago arrivò poi anche in Canada, in Germania e in Italia.
Il cammino per il pieno riconoscimento dei diritti dei lavoratori era ancora molto lungo e tortuoso e se oggi soltanto i nostri genitori vanno a lavorare e lo fanno nelle migliori condizioni possibili e con un massimo di ore, è solo grazie al sangue versato nel corso dei secoli di centinaia e centinaia di persone.
Un primo obiettivo è certamente stato raggiunto,
ma bisogna ancora lottare affinché quei diritti che tanto ci sembrano scontati,
possano essere riconosciuti a tutti e in tutte le parti del mondo.
Video a cura di Pierfrancesco Biondi e Gabriele Lupo
Voci: Pierfrancesco Biondi, Carlotta Schillaci, Gabriele Lupo, Shehara Herath, Giuliana La Rocca, Edoardo Rubino
Sottofondo musicale: Fantaisie Impromptu -Fryderyk Chopin