Lockdown tra attualità e arte
- Scio me Nescire
- 5 mag 2020
- Tempo di lettura: 2 min

Le influenze artistiche che le epidemie hanno avuto nel corso della storia.
“Piazza D’Italia” del de Chirico e “Il trionfo della Morte” nel palermitano: cosa hanno in comune con la quarantena che stiamo vivendo?*
Bergamo, 15 Marzo 2020, una settantina di bare attraversano il centro città a bordo di decine di camion militari accompagnati da un silenzio assordante e da un’Italia in ginocchio. All’interno di quei blindati ci sono uomini e donne Bergamasche che non hanno vinto la battaglia contro il Coronavirus. Sono ormai migliaia i morti causati dal COVID-19, sono milioni le famiglie costrette a rimanere a casa per non far diffondere l’epidemia. Le città e le strade rimangono desolate, proprio come accadde nel 1300 durante l’epidemia di peste che strappò via la vita a 20 milioni di Europei. Se dovessimo guardare in questo momento il quadro di De Chirico intitolato Piazza D’Italia (1951) noteremmo a colpo d’occhio la desolazione del luogo che ha voluto rappresentare. Ci troviamo infatti davanti ad un luogo solitario, enigmatico e spaesato, dove la scena è occupata principalmente da edifici vuoti e senza anima. L' artista ha spogliato di realtà ogni elemento, raggiungendo un equilibrio cromatico e formale di grande raffinatezza ed eleganza, un carattere che fissa ogni cosa in uno spazio senza tempo, spettrale, in cui vengono esaltati i valori simbolici e grafici di tutto ciò che compone l'opera. Le immagini televisive che ritraggono Milano, Roma, Firenze e le più grandi città italiane sono agghiaccianti, sembra quasi che il quadro di De Chirico non rappresenti più un mondo immaginario, ma la crudele realtà. Il Trionfo Della Morte, dipinto probabilmente intorno al 1450 da un’artista sconosciuto, è completamente diverso. Siamo alla fine del Medioevo, il ricordo della peste è ancora vivo nelle menti degli Europei e nel palazzo del Conte Matteo Sclafani venne fatta realizzare quest’opera. Protagonista del dipinto è la Morte, che in sella ad un cavallo scheletrito, inizia a scagliare frecce letali che colpiscono tutte le tipologie di classi sociali. La scena è molto articolata, l’ambientazione è un lussureggiante giardino incantato che potrebbe ricordare la nostra vita di tutti i giorni. L’improvvisa comparsa della Morte non fa distinzioni: Papi, Vescovi, aristocratici e musicisti vengono colpiti dai suoi dardi. Entrambe queste due opere, nonostante siano state dipinte in momenti molto distanti tra loro, in questo preciso periodo storico, sono complementari e rappresentano al meglio la realtà che stiamo vivendo. Il primo rappresenta l’attuale situazione che la nostra società sta vivendo, il secondo la crudeltà della Morte. La vita sociale di ognuno di noi è stata stroncata come anche la vita di moltissime persone, e noi, inermi, possiamo solo attendere che questo periodo finisca e che chi ha le competenze per farlo ci guidi verso la strada corretta da seguire.
Di Edoardo Rubino

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