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2016-2020: la rivoluzione del rap in Italia


Italiani, popolo di folklore popolare, affetti da sindrome da musica leggera, assetati di canzoni d'amore strappalacrime, voce e chitarra alla portata del solito Alex Britti di turno che ti canticchiava la canzoncina gradevole e monotona. Si, Italiani, proprio voi: dal 2016 assistite alla più grande rivoluzione della musica Italiana dai tempi di "Nel blu dipinto di blu"...conun pizzico di Autotune. Il genere bandito dal clou radiofonico, il rap, aveva assunto delle degenerazioni scardinanti i principi fondamentali quali le rime, lo street hip-hop e la solita tiritera da "yoyo fratello", partendo dalla meno edulcorata trap fino alla degenerazione più vicina al pop, l'indie. La reale motivazione del successo della "new wave" sta nella sua voglia di stravolgere la scena, portando qualcosa di realmente innovativo ma soprattutto criticato. Pensiamo ad un esempio evidente, la Dark Polo Gang: con il primo album "Crack Musica" hanno rispettato il titolo scelto, mettendo a segno una prima crepa dalla quale entrare, seppur con qualche problema. Si, perché il primo ostacolo furono proprio i giudizi negativi sui temi affrontati, sulla mancanza del rispetto rigido di metrica e addirittura sulla dizione dei membri del gruppo. D'altro canto, però, i quattro riuscirono a mettere in sesto un piano strategico di Marketing puntando sulle produzioni di Sick Luke, mettendo a segno un vero e proprio gol su calcio d'angolo.

Non solo loro riuscirono a strappare un posto nel successo partendo da ciò che pareva assurdo anni fa. Sfera Ebbasta, a partire dagli album "XDVR" e il secondo omonimo, riuscì a stupire gli ascoltatori mettendosi in gioco con il suo compagno fidato Charlie Charles, e puntando sempre di più ad una musicalità sempre più "USA", che nel nostro paese fu infallibile per la conquista del pubblico giovanile. Non solo il nuovo genere trap riuscì a compiere il ribaltone, ma anche coloro che prima del 2016 rappresentavano l'MC tricolore, come Marracash, Salmo, Gemitaiz e Madman si misero in pista verso un nuovo tipo di fare musica che potesse anche vendere senza essere troppo commerciale. L'esempio più incisivo in Italia, la Machete Crew, ha dimostrato con il suo Mixtape volume 4 di essere al passo con il nuovo game, reclutando produttori strabilianti come Low Kidd e Strage oltre che al fenomeno indiscutibile Tha Supreme, accostandoli a veterani di grande calibro quali Nitro, Lazza e Dani Faiv. Non si può non fare una menzione speciale al trio Rkomi-Ernia-Izi, all'apice di una metrica mai vista prima: ciò che li accomuna sta nel loro flow ricercato e mai banale, oltre che ad una scrittura che va a riscrivere pagine di letteratura italiana attuale. Il biennio 2018-2019, infine, è stato decisivo per riscoprirci sempre di più seguaci di questo genere, affiancando alle nostre cuffie le note di Album come "Persona", "Aletheia" o "Re Mida" senza dimenticare coloro che sono rimasti fedeli alla metrica tradizionale come Rancore e Murubutu, portabandiera dei concept album sempre più in crescita.

E voi, quale album rap preferite e perché?

Scrivetecelo nei commenti.


Di Raffaele Coppola


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