Attacco al potere dello stato Magiaro
- Scio me Nescire
- 5 apr 2020
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Budapest, 31 marzo, il Primo Ministro Viktor Orbán, leader di “Fidesz”, partito appartenente alla destra populista Ungherese, ottiene i pieni poteri per far fronte all’emergenza Covid-19 e a “tempo indeterminato”.
Sarà compito del governo stesso calendarizzare la fine dell’emergenza.
Cosa che potrebbe generare preoccupazione, è il fatto che il provvedimento non prevalichi la Costituzione, e che nonostante la Corte Costituzionale continui a “vegliare” sull’esecutivo, il livello di potere raggiunto dal primo ministro negli ultimi anni gli garantisce ormai un potere quasi assoluto.
Orban ha approfittato di un’emergenza mondiale come quella che stiamo vivendo, per mandare un doppio forte segnale:
alle opposizioni e ai loro organi di informazione, che avevano tentato di “salvare il salvabile” con le elezioni amministrative svoltesi l’ottobre scorso, ma che ora vedono ulteriormente ridotto il proprio margine d’azione a due anni dal voto politico del 2022;
al suo partito, nel quale malcontenti vari e segnali di sfiducia verso il proprio leader stavano cominciando ad avere il loro sopravvento.
Solamente il 13 marzo, addirittura, i deputati di Fidesz che al parlamento detengono più del 60% dei seggi, si erano ribellati al rifiuto di Orbán di chiudere le scuole, ottenendo dal premier dopo una giornata caratterizzata da continui scontri, una ritrattazione dell’orientamento “negazionista”.
Ma Orbán non ha certamente dimenticato i torti subiti: gli stessi deputati che avevano obiettato alla linea del leader, hanno come per magia votato per ribadire l’irrilevanza politica di un parlamento ridotto ormai ad una futile e labile macchina contavoti.
Resta da vedere cosa ne farà il primo ministro dei pieni poteri ottenuti nel momento di un’emergenza sanitaria ed economica.
Per ora spicca, fra i provvedimenti già attuati, l’invio dell’esercito a presidiare oltre un centinaio di aziende ritenute di interesse strategico. La legge sul coronavirus non instaurerà dunque una dittatura, come sostiene l’opposizione e come l’Europa intera vuole sperare, ma pone certamente le fondamenta della creazione di un’economia di comando e di un’istituzionalizzazione, scusando il gioco di parole, dell’uso della giurisprudenza d’eccezione, normalizzando lo stato d’emergenza.
Gabriele Lupo

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