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Covid19 e Catania: chiacchierata con un "eroe" dei nostri giorni



Un tempo gli eroi erano dotati di poteri magici e combattevano contro i loro nemici per salvare il mondo dalla distruzione. Oggi questi eroi si presentano come persone del tutto “normali” che, armate di mascherina e camice, combattono giorno e notte nelle corsie dei nostri ospedali per proteggere il mondo da un nemico comune: il Covid-19. Ho avuto il piacere di chiacchierare e porre delle domande ad uno di questi, un medico che presta servizio presso il reparto di malattie infettive di un ospedale cittadino, che assieme ad altri operatori sanitari, giornalmente, affronta questa battaglia. - Da quanti anni fai questo lavoro? “Da oltre 30 anni, e nonostante sia natio della provincia di Enna, ho studiato presso l’università degli studi di Catania, dove ho svolto e svolgo tutt’ora la mia attività lavorativa, da sempre presso la medesima azienda ospedaliera e nel medesimo ambito medico, malattie infettive”. - Nel corso della tua lunga carriera hai mai assistito ad un evento simile a quello del Covid- 19? No, non ho mai assistito ad un evento che possa essere paragonato a questo. Posso però dire che un impatto simile sulla popolazione l’ho riscontrato quando sono comparsi i primi casi di HIV in Italia, più o meno nei primi anni ’80: inizialmente esistevano poche terapie e c’era quindi un altissimo tasso di mortalità, nonché una gran paura di contagio anche tra gli stessi operatori sanitari. Con l’andare del tempo però le nuove terapie hanno permesso un migliore controllo dell’infezione. L’impatto è stato dunque simile a quello del Coronavirus, anche se l’infezione era ed è certamente diversa, sia per le modalità di trasmissione che per la presentazione clinica. Il dilagare dell’infezione dell’HIV non è stato così esteso come quello del Covid-19. Non c’è stata questo notevole concentrazione di persone infette nello stesso periodo, ma allora sono comunque state prese misure, come ad esempio l’attuazione della legge 135/90, che ha consentito una migliore assistenza e un miglior controllo dell’infezione, a partire dall’aumento del personale medico e infermieristico, misura attuata ugualmente nei confronti della pandemia in corso. Anche da un punto di vista economico, l’impatto non è assolutamente stato così grave, in termini di costi, come quello attuale”. - Com’è la situazione, almeno qui a Catania? “Certamente è in notevole miglioramento rispetto a una ventina di giorni addietro: sono diminuiti i casi di nuova infezione, aumentati i casi di guarigione, ed è ridotto anche il numero di decessi. Mentre per quel che riguarda l’HIV l’età media dei contagiati era ed è piuttosto bassa, qui si tratta perlopiù di persone mediamente ultra 70enni, e che quindi hanno situazioni cliniche più impegnative con patologie pregresse. I “giovani”, per la maggior parte, sono asintomatici, quindi possono più facilmente trasmettere l’infezione. - E’ davvero necessario avere così tanta paura? “Purtroppo sì in quanto la malattia, in certi casi e soprattutto prima che si affinassero le linee terapeutiche che stiamo adottando, aveva una maggiore letalità. Attualmente, in considerazione del fatto che le terapie praticate, non convenzionali, molto spesso hanno risultati inferiori alle nostre aspettative”.

- Qual è la percentuale di guariti? “Nella mia realtà lavorativa, almeno tra i ricoverati, risultano clinicamente guariti oltre l’80% dei contagiati e sorprendentemente molti di questi hanno un’età media molto elevata. Sicuramente molti di più sono i guariti tra gli asintomatici. La malattia è controllabile, in maniera sempre più efficace, con linee terapeutiche che pur trovando indicazioni per altre patologie, hanno comunque una buona efficacia in questa infezione”; - Quali consigli puoi dare per restare sicuri? “Sicuramente fare il possibile per evitare che il virus possa circolare: evitando quindi di venire a contatto con persone sospette di essere infette, evento che può essere scongiurato restando presso il proprio domicilio. Se proprio si deve uscire per necessità, è fondamentale mantenere la distanza minima di oltre un metro dalle persone, il lavaggio continuo delle mani con soluzioni alcoliche, e l’uso di mascherine atte a proteggere dall’eventuale trasmissione del virus”. - Quando finirà tutto ciò? “In Sicilia, stante il trend della diminuzione del numero di contagi, ci si augura che tra circa due mesi si possa uscire dall’emergenza. Questo non significa però che tutto sarà, nell’immediato, come prima: la ripresa dei contatti e delle attività dovrà avvenire lentamente e in modo graduale”. - Riusciremo a vivere la nostra estate? “Mi auguro di sì, speriamo di poter godere a pieno almeno l’ultimo “scampolo” di questa estate 2020”. - Secondo te le misure adottate dal governo sono state prese in tempo? E sono sufficienti? “Probabilmente se si fossero adottate misure più drastiche sin da subito per quel che concerne la mobilità delle persone, si sarebbe potuto assistere ad una minore diffusione del virus. Tralasciato questo aspetto ormai purtroppo passato, possiamo dire che le attuali misure sono abbastanza efficaci per contenere la diffusione del virus”. - Com’è la situazione negli ospedali? È vero che mancano addirittura le mascherine? “Almeno nella mia azienda, nei reparti di ricovero, i dispositivi di protezione sono sempre stati presenti e in quantità più che sufficiente. Ovviamente non sono a conoscenza delle realtà delle altre aziende ospedaliere presenti nel nostro territorio”.


Gabriele Lupo



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