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Covid-19: pandemia globale


Tante sono le teorie sulla nascita e sulla diffusione del Coronavirus, ma poche sono le certezze: l’unica cosa che sappiamo per certo è che non si tratta di qualcosa da sottovalutare.

Oggi, dopo due lunghi mesi, è facile affermare e dire che, nonostante tutto, il virus non ci ha toccati in prima persona, facendoci risultare incoscienti nei confronti di noi stessi e delle persone che ci stanno attorno.


Noi, per fortuna, non siamo stati colpiti.

Non abbiamo dovuto rincorrere quei pochi posti rimanenti negli ospedali con la speranza di farcela. Né noi, né i nostri affetti.


Si sa, una buona parte dei contagiati, ma soprattutto delle vittime, sono persone che soffrivano già di patologie pregresse. Ed è per questo che abbiamo smesso di allarmarci.


Tutto ciò fino a quando non abbiamo avuto la notizia di ciò che è successo ad un nostro coetaneo, è stato lì che tutto è cambiato.


L’ultima settimana di scuola si notavano alcuni cambiamenti.

Cambiamenti tutto meno che drastici.


Quattro fogli appesi alla porta con scritto

“fate il possibile”, “evitate i luoghi pubblici e evitate di fare gli assembramenti”.

Questo è ciò che nei primi periodi ci veniva chiesto.

Ma come era ed è possibile stare ad almeno un metro di distanza all’interno di una classe?


E come avremmo potuto evitare il contagio

se non interessandocene?


Chi non ricorda la gioia dello scorso 8 marzo, quando su tutti i social fece apparizione la grande notizia: “Scuole chiuse per Coronavirus”?


Con la costante speranza che tutto sarebbe finito il prima possibile, il “lockdown” è però stato posticipato sempre più, fino ad arrivare al giorno d’oggi. Anche se è ancora utopistico dire che l’emergenza sia rientrata.


Dal governo ci è stato chiesto di rimanere in casa, per il bene nostro e dei nostri parenti.

Ci è stato chiesto di mostrarci un Paese forte e collaborativo.

Ci è stato chiesto di mettere al primo posto la salute, a discapito di ogni altro nostro diritto e pur di assecondare queste richieste, abbiamo rinunciato a molti dei nostri diritti quali il diritto di manifestazione e il diritto all’istruzione per come classicamente lo concepiamo anche noi: a scuola, tra i banchi, faccia a faccia con i professori.

Il governo effettivamente non ci ha privati del tutto di questo diritto: certo è che l’istruzione dovrebbe arrivare ad ogni singolo studente, permettendogli di partecipare.

Chi ne ha la possibilità lo fa e acquisisce conoscenze, ma gli altri? Beh, gli altri no.


Parliamo di quasi tre mesi in cui la gente ha rischiato la vita e molte l’hanno persa.


Si chiede troppo dicendo di rispettare le normative?

Di sicuro siamo stati privati di molto ma non è poi così dura. L’Italia sconfiggerà anche questa e si tornerà ad abbracciarsi, con ancora più voglia di prima. Di Giada Momigliano



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