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Ayrton, l'uomo della domenica



Era il lontano 21 Marzo 1960: un pargoletto nella città di San Paolo accendeva i suoi motori per la prima volta in assoluto. Quel bambino in fasce, dal quale si poteva già intravedere nel suo futuro qualcosa di innovativo, diverso da tutti, avrebbe tenuto ogni Weekend tutti gli appassionati di formula uno attaccati allo schermo e in piedi sugli spalti. Il nome Ayrton, che in realtà non ha un vero e proprio significato etimologico, un giorno sarà sinonimo di "magia". Il suo soprannome, infatti, definiva una sorta di resurrezione della sportività e della sana competizione. La sua passione più grande era lo sport e, in particolare, tutto ciò che per essere guadagnato doveva costare sudore dalla fronte. Oppure pioggia, tanto che nel suo primo Gran Premio di Monaco, nel 1984, soltanto il diluvio universale frenò quel ragazzo determinato che recuperò ben 6 secondi di svantaggio ad Alain Prost. Il mondo per la prima volta rimase incantato, come quando una stella cadente irrompe nel quadro aereo di San Lorenzo. Come tale, egli si classificò quell'anno inaspettatamente al nono posto generale con la scuderia Toleman, poi al quarto con la Lotus, fino agli anni con la Mclaren dove, tra speronate con il compagno e rivale Prost e invidia per le sue continue Pole Position (saranno ben 65), il brasiliano vincerà il mondiali del 1988, 1990 e 1991 Campione non solo in campo sportivo, ma anche nella vita privata dove segretamente donava parte dei suoi guadagni per i bambini nelle Favelas in Brasile, permettendogli studio e sostentamento fino alla creazione di una vera e propria Onlus a suo nome, purtroppo postuma. Si, perché anche le magie prima o poi scompaiono senza un perché, come le stelle cadenti che svaniscono in un millesimo di secondo. Il tempo necessario, in quel maledetto gran premio di Imola del 1994, in cui ha cessato di vivere scontrandosi violentemente con la sua Williams nella cosiddetta "Curva del Tamburello". Ancora oggi ricordiamo la folla che avvolse i detriti, il cielo sempre più grigio sopra il circuito, quei tentativi di recuperare ogni speranza. Ma ad ogni ricordo fatale se ne nasconderà uno più soave, che a distanza di 26 anni dà ancora un barlume di luce alla memoria di un campione. Uno sportivo, un uomo qualunque, che non ha mai smesso di amare gli incantesimi. 161 gare, 65 Pole, 41 Vittorie di cui 6 a Montecarlo, 3 Mondiali, un solo nome, anzi due: Ayrton e Magia, un binomio indissolubile. "Pensi di avere un limite così provi a toccarlo: accade qualcosa. Immediatamente riesci a correre un po' più forte, grazie al potere della tua mente, alla tua determinazione, al tuo istinto".


Raffaele Coppola




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