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23 Maggio: strage di Capaci


Da bambino mi hanno insegnato che i supereroi non esistono, mentre la gente cattiva sbuca laddove non esisterebbe spiraglio e perciò dovevo stare attento, guardare il mondo con due occhi dietro la testa e stare con i piedi per terra. Da ragazzo mi sono accorto poi che, quando si parla di un attributo quale l'eroismo, non si tratta di un semplice uomo mascherato prodotto Marvel ma di uomini semplici in giacca e cravatta. In un'espressione piuttosto Kantiana, la morale dovrebbe essere applicata a priori, in base alla volontà umana e al prodotto di una mente consapevole, senza che ci sia una ricompensa o un secondo fine. Sembra utopistico vero? Eppure qualcuno non molto lontano da noi non guardò l'applicazione della giustizia come fine stesso della pace interna, ma di un dovere che bisognava rispettare perché universalmente giusto. Quel 23 maggio di ben 28 anni fa, quel pomeriggio maledetto, il cielo stellato sopra di noi si coprì da nubi di polveri da esplosivo, mentre la morale per un attimo affiorò dentro gli Italiani che credono nel senso vero e proprio della legalità. In fondo, non vennero spezzate soltanto le vite di qualche uomo e di due magistrati ma al contempo il dovere etico venne meno, suscitando in ognuno di noi terrore per la nostra anima. In quel preciso istante si chiusero momentaneamente le porte della speranza,di un'isola libera da un totalitarismo pseudo-democratico, perché quel Maxiprocesso indotto dal pool antimafia capitanato dall'iconica coppia Falcone-Borsellino sembrava essere impossibile da compiere dopo un tale misfatto. Davanti alla televisione però l'Italia riconobbe in Giovanni e Paolo,due uomini in giacca e cravatta, degli eroi per cui bisognava prenderne coraggio e determinazione, sacrificio e ripudio per l'omertà, semplicità e umanità. Si, umanità: le vite di questi due uomini non erano nient'altro che avventurose e speciali, in particolar modo se vivere significasse avere una scorta sotto casa e la paura di ogni passo su un marciapiede della città. La volontà delle loro menti, in qualche modo, spiazzò il comune silenzio che proteggeva il "secondo stato" per gridare a voce alta che la realtà è ben differente. Adesso però ci tocca ricordare, capire che la Mafia è il serpente tentatore della democrazia per combatterla, a poco a poco, sulle orme di vite spente nel nome della Repubblica che portiamo in petto. Da bambino mi hanno insegnato che gli eroi non esistono, ma si sbagliavano: possiamo scegliere di vivere come se niente fosse o denunciare da uomini soli. Di Raffaele Coppola



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