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Monopoli dell'economia europea


Stiamo tutti vivendo una situazione mai vista prima. Nella nostra quotidianità stravolta dalla quarantena, volenti o nolenti, siamo costantemente tempestati da aggiornamenti e notizie riguardanti la pandemia. E all’interno delle nostre routine, oltre la didattica a distanza e la disperata ricerca di modi in cui impiegare il tempo, si sono introdotte con forza le dirette del premier Conte, eventi ormai seguiti con interesse da moltissimi, anche tra noi giovani.

A più di un mese dall’inizio della quarantena quindi, è praticamente certo che, seguendo i mezzi d’informazione o meno, abbiate sentito parlare di Europa e Covid-19, spesso imbattendovi in alcuni dei termini caratteristici dell’Economia comunitaria. Lo stesso presidente del consiglio, durante la sua dibattuta ultima conferenza stampa, citava il MES, e sicuramente, oggi, su qualunque quotidiano troverete almeno un articolo sui cosiddetti Eurobond.

Che si approvi o meno l‘operato del governo o dell’Europa è innegabile che la situazione, e la sua gestione, siano estremamente complesse. Immersi nelle difficoltà è però fondamentale chiarire ciò di cui si dibatte. Se infatti la classe politica italiana si è mantenuta compatta in merito alla risoluzione proposta sul fronte sanitario, tutt’altro è accaduto e sta accadendo per ciò che riguarda la questione economica. Riguardo a come lo stato dovrà affrontare l’emergenza economica sviluppata in questi mesi dalle stringenti condizioni imposte per prevenire il contagio si è fatta poca chiarezza; tra le mille proposte, ciò di cui si discute maggiormente è l’intervento in ambito finanziario dell’Unione Europea.

Sul tavolo del governo e della Commissione Europea sono due le possibilità: il MES e gli Eurobond. Le due alternative, fatte spesso passare quasi come “nemiche” sono molto diverse ma basate entrambi su un problema comune: la fiducia che gli altri paesi membri hanno nell’economia italiana. Il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) è un ente internazionale creato tra il 2011 e il 2012 con l’obbiettivo di creare una rete di sicurezza europea in grado di evitare disastri economici simili alla crisi del debito pubblico greca del 2010. L’organizzazione si occupa quindi di salvaguardare la stabilità economica dell’eurozona, attraverso prestiti diretti agli stati in difficoltà, ricapitalizzazione delle banche o acquisti di titoli di stato fino a un totale di 700 miliardi di euro, di cui 80 versati da gli stati firmatari e i restanti sotto forma di obbligazioni. E sono proprio le obbligazioni, o bond, il concetto chiave per comprendere il meccanismo della seconda proposta: in economia, infatti, le obbligazioni sono titoli di credito creati da enti pubblici, che ne stabiliscono il valore, ed emessi sul mercato. Chi acquista i bond, ha diritto, una volta scaduti, al rimborso della quota prestata all’ente emittente con gli interessi. Con questo meccanismo vengono creati dai ministeri dell’Economia nazionali i titoli di Stato utilizzati per coprire le spese del proprio debito pubblico. Gli Eurobond consentirebbero quindi di creare obbligazioni che coprirebbero il debito pubblico cumulativo dei paesi membri, rendendoli quindi più appetibili agli acquirenti che avrebbero così maggiori garanzie di rimborso.

L'Italia, seguita poi dalla Francia, ha richiesto l'utilizzo di questo meccanismo poiché il danno all’economia creato dal coronavirus non colpirà solo l’Italia ma l’intera Europa, e gli Eurobond sono il metodo più sicuro per poter garantire la ripresa economica senza sfavorire chi è più in difficoltà. Ciò che negli ultimi giorni ha però diviso Roma e Berlino sono le garanzie che l’Italia possa in futuro ripagare la sua quota. D'altro canto il MES garantirebbe un importante afflusso di credito nelle casse dello Stato ma richiederebbe stringenti condizioni sulla restituzione e sulle spese, che il governo non intende accettare.

Nelle ultime ore però sembra essersi, grazie alla negoziazione portata avanti con la Commissione europea, aperta la possibilità di ottenere parte dei fondi del MES senza condizioni per supportare le spese del nostro paese in ambito sanitario, accelerando i tempi di recupero per la produzione.


Francesco Conte




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